SETTER INGLESE
Utopia o Realtà

Non è facile spiegare le proprie emozioni, quelle profonde che sono dettate dalla passione e dagli attimi intensi che la vita ti offre. Tante le pene e i sacrifici per ragiungere un risultato. Tante le parole ascoltate, dette, scritte e lette.


Tanti gli interessi che corrono attorno ad un concetto, ad una utopia.


Il cane bello e bravo. Utopia. Materializzazione. Godimento.


Anni e anni a consumare scarponi e stivali, a tirare ficulate in maniera ortodossa e meno ortodossa, la passione atavica che ti assale, ma non puoi essere quello che vuoi e che credi essere.


Per anni si segue un cane dal nome di razza settere inglese, ma dalla tipologia strana. Piccoli, poco pelo, saettanti, testardi, insomma non armonici con il loro nome di razza. Bravi, probabilmente bravissimi, ma ...... non Setter Inglesi, bensì setter inglesi.


Quindici anni fa il primo contatto con un Setter inglese, si, con la S maiuscola e la i minuscola, quasi come dovrebbe essere. Dolce, frangiato, bianco arancio molto moschettato, bella testa, galoppo radente e veloce, collegata, intelligente, il muso un po stretto ( da breton) e tanta, tanta passione. Dodici anni indimenticabili, in cui si cercava anche la classe nella caccia, la totale ortodossia dettata dal cane che ti concede di cacciare in maniera ortodossa, di essere integrato con la natura e il silenzio, con la tua passione.


Il muso inizia ad imbiancare, la tenuta e il fonso iniza a scarseggiare, Derna invecchia, il panico ti assale, devi cercare dinuovo e ti poni l'obbiettivo.


Adesso con il palato fine che ci si è fatto, puntiamo decisi all'ottimo.


Telefonate, articoli, telefonate, chiacchierate......quante parole, quanta ipocrisia e quanti interessi.


I luminari (?) della cinofilia indicano trailers, velocissimi che hanno visto solo galline, che non hanno sentito uno sparo, che non hanno mai abboccato un selvatico.


Conoscono furgoni, biliardi di medica e stoppie ma non conoscono il bosco.


Contatto decine di allevatori, diversi scortesi ed enigmatici (non dicono nulla e dicono tutto), alcuni scrivono regolarmente articoli su riviste, indicano strade, ma a colloquio dicono l'esatto contrario, allora si screma la scelta e si visita l'allevamento. Tanti, sporchi e maltenuti, cani in quantità industriale che ti fanno vergognare di essere cacciatore e appassionato cinofilo come questi signori.


Poi, l'incontro con una persona carismatica, un appassionato vero, poche parole ma tanti fatti.


Remo Lui. Il suo allevamento, pulito, ordinato, cani spazzolati, nessuno odore nonostente duecento cani.


Gli chiedo e gli dico cosa voglio, un cane da caccia e non da corsa, un Setter Inglese vero. Mi presenta tre cani me ne indica uno, sono scettico su quello indicato (è difficle fidarsi, sempre!), ma alla fine decido di fidarmi, chiacchieriamo molto, mi consiglia su come iniziare e come sfruttare le potenzialità del cane, una splendida tricolore di nove mesi non ancora compiuti. Sola della Bassana.


Nel suo pedigree tanti campioni assoluti, che ricordano nel tipo la mia Sola.


Arrivo a casa, assecondo il cane, facciamo amicizia, vinciamo la timidezza, iniziamo a uscire in campagna.


Arriva l'apertura, la inizio sulle quaglie selvatiche, ferma, con timidezza ma ferma. Ogni giorno progredisce in tutto, ogni giorno mi si illuminano gli occhi per la sua correttezza, equilibrio, velocità e ubbidienza.


Arriva novembre, arriva il periodo del grande esame, anche se solo a undici mesi.


Finalmente eccola, ferma sulla prima beccaccia del mio boschetto preferito, frulla, padello.


Ripartiamo, ribattiamo, ferma, sicura, naso al vento, cade la regina e Sola è lì sulla preda, abbocca appena, ma è lì.


Tutto l'inverno, e con il tempo che c'è stato, e con la quantità di beccacce arrivate, ci portiamo ad una dozzina di abbattimenti, ed alcune padelle.


Sola ha passato la prova, è bella (una della Bassana) è brava (una della Bassana), è un SETTER INGLESE.


Grazie Remo, grazie Derna, grazie Sola.

Antonio - Martinafranca


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